Uscita fotografica in modalità sperimentale
Niente di davvero sconvolgente, modalità manuale nel tentativo di ricreare le prestazioni della regola del 16. Per chi non ne sapesse nulla e non volesse cercare altrove, è un metodo per determinare l'esposizione senza usare l'esposimetro, ma impostando come tempo di scatto il reciproco degli ISO, per esempio 1/100s a 100 ISO.
Il 16 della regola si riferisce all'apertura del diaframma per un soggetto in piena luce, quella che proietta ombre nere e definite. A situazioni peggiori di luce incidente (ci si basa sulla luce che colpisce il soggetto, non quella che raggiunge l'obiettivo) si rimedia aprendo il diaframma di uno stop alla volta, allungando anche il tempo di scatto in caso di necessità.
Ebbene, questa necessità si è presentato più spesso di quanto immaginassi: pensavo, infatti, di non dover mai agire sui tempi esposizione, ma ho dovuto farlo in molte situazioni per ridurre il numero degli scatti sottoesposti, che non sono certo mancati.
A cosa serve questa regola, oggi, sulle macchine con un esposimetro almeno decente? A non molto, direi, se non come palestra per allenare la capacità di valutare le diverse condizioni di luce. Non è neanche poco e potrebbe far comodo in caso di utilizzo di vecchie macchine totalmente manuali. Poco o molto, sicuramente oggi la si può ignorare e vivere fotograficamente benissimo.
L'esperienza, tuttavia, nonostante i risultati poco lusinghieri (in tutto, a prescindere dall'esposizione), non è stata fine a se stessa: sto valutando, per le uscite future, di tornare alla mia classica modalità A, ovvero priorità all'apertura del diaframma. Con una piccola modifica, che valuterò: sottoesporre le decisioni della macchina agendo sulla compensazione dell'esposizione, quindi riducendo la luce in entra dai 1/3 o 2/3 di stop, devo decidere.
Questo perché col digitale è meglio preservare le alte luci che, una volta bruciate, sono irrecuperabili; per contro, la quantità di informazione nelle parti sottoesposte può essere molto alta, permettendo di salvare foto apparentemente inutilizzabili con una semplice correzione dei livelli o delle curve, funzioni presenti anche in un qualsiasi visualizzatore di immagini abbastanza evoluto. Con la pellicola succede esattamente il contrario, ovvero tutta l'informazione nelle parti sottoesposte va semplicemente persa, lasciando il passo a un nero totale o quasi, mentre dalle zone al limite della bruciatura si riesce ancora a ricavare qualcosa di utile.