arcano


Questo è il mio caso: ne ho uno solo e solo quello posso permettermi, perché le alternative per i sistemi M4/3 costano tantissimo, più di quanto io possa spendere e, in ogni caso, non esistono quelli che dico io. Ne parlerò in un altro articolo, probabilmente. Non mi spiacerebbe, almeno come focali e apertura, uno zoom tipo 35-100 equivalente, apertura costante F4. Economico, ma neanche un barilotto di plastica leggerissima.

Ho un obiettivo kit, un Panasonic 14-42, se ne percepisce l'economicità, basta toccarlo e girare una ghiera. Tuttavia, farei foto migliori con obiettivi costosi? No.

Per fare foto migliori, dovrei avere idee migliori, più fantasia, più intelligenza e presenza di spirito, possibilità di essere in certe situazioni, di spostarmi. Tutte cose che non posso comprare, a parte l'ultima; neanche quella, in verità, non disponendo di mezzi sufficienti.

Se siete nella mia stessa situazione, non perdete tempo a informarvi sulla lente che vi farà fare il salto di qualità, a fantasticare, a cercare l'occasione nell'usato. Scattate con quello che avete, quei soldi risparmiateli: anche gli obiettivi kit possono congelare istanti preziosi.


Tutte le foto possono essere a colori, il bianco e nero non è per tutte le foto.

Parto da questa considerazione e mi riferisco alle foto dei comuni mortali, non quelle dei mostri sacri Magnum, per dire: quella è gente che può fotografare qualsiasi cosa in qualsiasi modo.

Nel mondo fotografico che mi compete, quello dei comuni mortali, delle foto da forum o da social, delle foto che non verranno mai stampate e dei fotografi da cerimonie¹, sono molto indeciso: intanto, le foto in bianco e nero sono più difficili, anche se fanno leva su certi meccanismi cerebrali consolidati, che ispirano una certa indulgenza. Le mie foto, però, devono piacere prima a me e poi, eventualmente, agli altri, ma voglio risolvere subito la faccenda: anche se ne scatto e pubblico parecchie, quelle che davvero mi convincono sono pochissime.

Sono più difficili perché necessitano di una serie favorevole di contrasti tra gli elementi e tra le tonalità, servono inquadrature migliori, bisogna valorizzare quel che si ha a disposizione, non si può neanche fare affidamento su colori belli, come possono essere quelli di un tramonto, di un animale, di un mural, di un paio di occhi. Quando manca questa sintonia (e quando non la si riesce a orchestrare, come me), c'è poco da fare: non basta l'effetto nostalgia, non basta quella patina di artistico che inconsciamente si attribuisce al bianco e nero.

Eppure, così come continuo a scattare foto che non mi piacciono, così continuo a convertirne in bianco e nero. Ho un problema col risultato: troppo liscio, troppo definito. Troppo digitale: per forza, il mezzo è quello. Una sorta di repulsione, magnificata ulteriormente dalle foto da 80 megapixel, rimpicciolite di 20 volte per essere postate in rete, magari dopo una passata aggiuntiva di sharpening. La definizione delle foto sembra essere una specie di Santo Graal nei forum di fotografia e io penso sia proprio l'elemento più sacrificabile di uno scatto, evidentemente procediamo in direzioni contrarie.

Come vengo a capo di questa sensazione di moderato ribrezzo? Non ne vengo a capo, dovrei scattare in analogico, non me lo posso permettere ed è una pratica ormai ecologicamente insostenibile. Seguo una pratica considerata disdicevole da molti, sempre sui forum: aggiungo della grana in digitale. Visto che mi trovo, magari agisco un pochino sulle curve e aggiungo un po' di morbidezza. È qualcosa che si potrebbe spacciare per analogico? No, il risultato è ancora finto, la grana digitale si smaschera da un chilometro, ma lo sopporto. Non so come possa pensarla il mio pubblico, che non esiste: un motivo in meno di preoccupazione.

Questo è il mio compromesso, la vita è fatta di compromessi.


¹Non ho nulla contro i fotografi da cerimonie e non intendo sminuire la loro professionalità in alcun modo, ma devono portare a casa fotografie di momenti irripetibili, quindi punteranno sempre al risultato sicuro, evitando intelligentemente astrazioni artistiche che potrebbero rivelarsi distruttive.


In questo periodo, non sto cercando di scattare foto belle o piacevoli, magari non ci riuscirei neanche volendo: sto cercando uno stile abbastanza riconoscibile.

Ancora una volta, non sto cercando uno stile bello o, necessariamente, piacevole: mi va bene anche uno stile brutto ma riconoscibile.

Ah, riconosco la mano dietro queste foto brutte: deve essere lui.

Mi andrebbe bene. Seguono alcuni esempi dell'uscita fotografica di stamattina, quasi tutte sottoesposte volutamente di uno stop: quasi, perché una lo è di due circa.

Foto in centro Ambienti urbani periferici


Niente di davvero sconvolgente, modalità manuale nel tentativo di ricreare le prestazioni della regola del 16. Per chi non ne sapesse nulla e non volesse cercare altrove, è un metodo per determinare l'esposizione senza usare l'esposimetro, ma impostando come tempo di scatto il reciproco degli ISO, per esempio 1/100s a 100 ISO.
Il 16 della regola si riferisce all'apertura del diaframma per un soggetto in piena luce, quella che proietta ombre nere e definite. A situazioni peggiori di luce incidente (ci si basa sulla luce che colpisce il soggetto, non quella che raggiunge l'obiettivo) si rimedia aprendo il diaframma di uno stop alla volta, allungando anche il tempo di scatto in caso di necessità.

Ebbene, questa necessità si è presentato più spesso di quanto immaginassi: pensavo, infatti, di non dover mai agire sui tempi esposizione, ma ho dovuto farlo in molte situazioni per ridurre il numero degli scatti sottoesposti, che non sono certo mancati.

A cosa serve questa regola, oggi, sulle macchine con un esposimetro almeno decente? A non molto, direi, se non come palestra per allenare la capacità di valutare le diverse condizioni di luce. Non è neanche poco e potrebbe far comodo in caso di utilizzo di vecchie macchine totalmente manuali. Poco o molto, sicuramente oggi la si può ignorare e vivere fotograficamente benissimo.

L'esperienza, tuttavia, nonostante i risultati poco lusinghieri (in tutto, a prescindere dall'esposizione), non è stata fine a se stessa: sto valutando, per le uscite future, di tornare alla mia classica modalità A, ovvero priorità all'apertura del diaframma. Con una piccola modifica, che valuterò: sottoesporre le decisioni della macchina agendo sulla compensazione dell'esposizione, quindi riducendo la luce in entra dai 1/3 o 2/3 di stop, devo decidere.

Questo perché col digitale è meglio preservare le alte luci che, una volta bruciate, sono irrecuperabili; per contro, la quantità di informazione nelle parti sottoesposte può essere molto alta, permettendo di salvare foto apparentemente inutilizzabili con una semplice correzione dei livelli o delle curve, funzioni presenti anche in un qualsiasi visualizzatore di immagini abbastanza evoluto. Con la pellicola succede esattamente il contrario, ovvero tutta l'informazione nelle parti sottoesposte va semplicemente persa, lasciando il passo a un nero totale o quasi, mentre dalle zone al limite della bruciatura si riesce ancora a ricavare qualcosa di utile.

Le foto


Tranne foto generiche della folla, selfie o altre rappresentazioni passeggere di vanità. E le foto costruite a tavolino in genere, posso apprezzarle esteticamente ma le dimentico subito.

In questo testo mi limito a parlare della critica dell'uomo della strada, non della persona competente; non avendone, di competenze, posso limitarmi al “mi piace/non mi interessa”. In un posto di socialità fotografica, come un forum o sul Fediverso (neanche i social commerciali mi interessano) non saprei come pormi davanti alle foto altrui, sarei imbarazzato a dover commentare forzatamente per portare avanti una discussione, così come sono imbarazzato a leggere i commenti standard in base alle foto standard. Scattiamo quasi tutti foto quasi uguali, al netto del grado di rifinitura, quindi non credo proprio ci sia granché da dirsi.

La foto media, insomma, non può dar luogo a nessun ragionamento serio, i commenti nei forum lo sanciscono:

Ottimamente composta! (applicazione pedissequa della regola dei terzi). Che definizione, che nitidezza! (foto da 40 megapixel ridimensionata a 1080p, scattata a f8 con un grandangolo e un autofocus micidiale). Che cromie! (affermazione generica che va bene per qualsiasi foto dai colori in qualche modo appariscenti). Ottima scelta del tempo! (ennesimo omino fotografato mentre si avvicina all'elemento forte della foto).

Riassumendo, credo non ci sia proprio granché da dirsi a vicenda, tra amatori della fotografia. Non credo ci si debba neanche aspettare il commento gratificante: l'importante è fotografare, tutto il resto è accessorio.


O, almeno, quanto più possibile. Ho impostato una focale che mi desse un angolo di campo vicino simile a quello offerto dalla focale originale di 43 mm, apertura f11 e tempo di scatto 1/50s, ISO bloccati su 200 e bilanciamento del bianco daylight circa, 5300° K. Nessuna modifica in corso per evitare sovra e sottoesposizioni, che infatti fioccano.

Ebbene, non penso di essermi mai divertito così, fotograficamente, da chissà quanto tempo, a prescindere dai risultati poco onorevoli. Tanto da desiderare, idealmente, una macchinetta digitale con un obiettivo manuale e provare anche a giocare con l'iperfocale e la regola del 16. Per esercitarmi.

Le foto


Mi pongo una domanda alla fine, quindi saltate tutta l'introduzione in corsivo, se volete.

Sto mettendo su un sito, per ora su tumblr, di foto scattate con una Panasonic LS70, con sensore CCD.

Sembra che ci sia un certo interesse per le cosiddette digicam (ovvero, le macchinette digitali vecchie rimarchiate con un nome attraente) e per le foto, sicuramente meno chirurgiche di quelle a cui ormai siamo abituati, che sfornano.

Ora, ho già del materiale rozzo in giro sui dischi, ma per le foto future vorrei essere ancora più rozzo: tipo come quando si dava,a un bambino, una Kodak Instamatic e la libertà di scattare a caso, senza capire nulla di ISO, esposizione, bilanciamento del bianco.

Per ottenere un risultato più simile possibile al concetto di punta e scatta, vorrei rifarmi anche nel bilanciamento del bianco (bloccandolo su un determinato valore a prescindere dalle condizioni di luce) alle pellicole del passato: presumo che, escluse le più specifiche Tungsten, quelle di “default” fossero tendenzialmente D, daylight, quindi attorno ai 5600K.

Chissà.


Ho una Kodak Instamatic 77x e le specifiche tecniche indicano focale 43 mm (35 mm equivalente, presumo), otturatore 1/50, f-stop 11.

Il rullino è nel formato, una volta classico, 126: non ricordo, però, quali fossero gli ISO dei rullini più diffusi, quello che avreste ricevuto chiedendone uno a un fotografo senza specificare niente. 200, probabilmente?

Ho provato a impostare questi valori sulla mia mirrorless e ne ottengo foto, negli interni, particolarmente scure: probabile ragione per cui si compravano i bulbi flash.

Cercherò di organizzare un'uscita fotografica, probabilmente in periodo natalizio, con la macchina impostata esattamente così, per vedere quante foto sovra o sottoesposte ne usciranno.